Racconti

Il mio nome è Sigmund Freud

Il mio nome è Sigmund Freud
Premessa

Questa storia inizia con la voce narrante che descrive la stanza oggettivamente, con chi si trova dentro e la loro esatta disposizione:

Di spalle alla grande vetrata, dalla quale entra una gran luce,
ci sono i tre dottori, uno di fianco all’altro.

Dott. A , Dott. J , Dott. K

Di fronte ai tre è seduto il signor F., ancora mezzo addormentato,
con gli occhi quasi completamente chiusi perchè accecato dalla luce.

Signor F. (Paziente)

Naturalmente ci sono vari oggetti:

  • poltrone,
  • sedie,
  • scrivania.

Importante è anche la percezione soggettiva dei soggetti nella stanza ed il loro dialogo interiore, che dovrà assumere toni umoristici (per chi ne è capace!).

Il risveglio

Il tempo?
Le undici precise, di un giorno che forse so e forse non so, di un mese che non vi voglio assolutamente dire, di un anno del passato che fu prima un futuro, poi un presente e solo dopo diventò un passato dimenticato da tutti, tranne che dallo scrivente.

Il luogo?
Una stanza Bianca... completamente bianca.
Pareti spoglie, anch’esse bianche.
Delle sedie, bianche anche loro, sparse qua e là.
Una luce, naturalmente bianca, che si diffonde...
E... il resto lo scoprirete dopo, per adesso largo alla materia vivente.

Dott. J.: Come si sente, Signor F.?

Signor F.: ...

Eloquente il signor F., non è vero?
Beh, a parte gli scherzi, sfido chiunque a svegliarsi, dopo essere stato sottoposto a ripetuti trattamenti aversivi (in poche parole significa che fanno male), e parlare normalmente come se non fosse successo niente di grave.
Provateci! Poi mi dite.

Comunque, veniamo a noi, anzi al nostro caro e comprensibile signor F.
Spaesato, comincia a riorientarsi, sbadiglia senza coprirsi con la mano le grosse fauci, permettendo ai tre individui in camice bianco  - che gli siedono di fronte su tre comode poltrone presidenziali di pelle marrone (forse renna? mah), dietro una grande scrivania di legno di quercia secolare (ora non più secolare ma solo scrivania), davanti ad una grande finestra dalla quale entra moltissima luce che rende ancora più bianca la stanza e illumina una parte dell’interno orale del nostro caro, comprensibile e spaesato Signor F. - di scoprire che ha delle grandi tonsille e parte dei denti ingialliti dal fumo... eh si, accanito fumatore il nostro Signor F..

Il signor F. comincia a parlare, ma tra sè e sè (metto tra parentesi il dialogo interiore così eviterò di ripetermi).

Signor F.: (La luce... mi acceca...)

Ha il sole di fronte che passa attraverso un enorme vetrata.

Signor F.: (Sono seduto, posso muovere le gambe... anche i piedi,
bene.
 Le braccia e le mani no, bene…
 ...)

Ad alta voce -senza parentesi- arrabbiato.

Signor F.: Col cavolo che va bene!

Dott. K.: Ha detto qualcosa signor F.?

Ignorando la voce.

Signor F.: (Me le sento come se fossero legate;
anzi se devo dire la verità, è come se mi stessi abbracciando
- di solito lo faccio quando ho freddo o quando mi dico teneramente “mi voglio beneee ” - solo che in questo caso non ho tanta voglia di farlo, ma mi sento costretto da una forza superiore - fosse Dio, nel quale non ho creduto mai?)

Insomma, per farla breve, il signor F. ha una camicia di forza ed è rinchiuso in un manicomio.
Per quale motivo?
Forse perchè ha tentato il suicidio con delle lamette finte?
Oppure si crede il padre della psicoanalisi, il quale pensa di essere stato tradito dai suoi allievi e ha tentato di ucciderli perchè non sono d’accordo con lui su alcuni punti della sua grande teoria?
Forse la seconda… o forse la prima…

In seguito si scopre che il signor F. è un cocainomane, lui dice che è per uso sperimentale e strettamente personale. Sembra che abbia scoperto degli effetti analgesici della sostanza e che un suo amico, non tanto amico in verità, si sia preso il merito della scoperta.

Naturalmente i tre dottori non gli credono e cercano di farlo ragionare, ma lui niente, anzi ad un tratto si accorge che i tre non sono altro che i suoi allievi ammutinati (almeno così pensa lui) che con l’inganno lo hanno rinchiuso e vogliono farlo impazzire.

Ma è proprio questa la verità?
Il signor F. è veramente il dottor Freud o è pazzo?

Il libro si chiude così:
Signor F.: Insomma, il mio nome è Sigmund Freud.

Dott. Rocco Luigi Gliro
Psicologo Psicoterapeuta Matera


Dott. Rocco Luigi Gliro

Psicologo Psicoterapeuta a Matera

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